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giovedì 23 novembre 2017
venerdì 27 ottobre 2017
dal passo del Chiodo al passo del Bocco
L'idea è quella di fare una bella scarpinata tra le belle vette di quella zona di Appennino che confina tra Emilia e Liguria, abbastanza selvagge (ma non troppo), traversando dal passo del Chiodo fino al passo del Bocco.
La lunghezza dell'itinerario non è da sottovalutare, ma la direzione in cui andremo è furba, perché ci eviterà di fare la lunga salita per andare in quota.
Essenzialmente, per quanto mi ricordo (avendo fatto distinte escursioni in zona), le tappe potrebbero essere:
Partenza dal Passo del Chiodo 1452m (qui si lasciano le auto), salita verso il M. Penna (1736m, 1h30') tramite un sentierino (attrezzato nella parte finale). Eventuali cagnetti faranno un altro percorso, naturalmente accompagnati.
Dal Monte Penna discesa per sentiero nel bosco fino al passo dell'Incisa (1475m, 30' - 2h).
Si risale, sempre nel bosco, costeggiando il M. Cantomoro senza prendere troppo quota, per poi arrivare al passo della Spingarda(1549m, 30' - 2h30').
Da qui si sale alla vetta del Monte Aiona 1701m, 40' - 3h10').
La seconda parte dell'itinerario vede la discesa dall'Aiona al passo della Spingarda, (30' - 3h40'), da qui si prende verso l'altopiano torboso di Prato Mollo, e poi si scende per sentiero tra boschi e radure verso il passo del Bocco (956m, 1h40'-5h20').
Qui dovremo aver lasciato un'auto per il rientro al passo del Chiodo.
Questo a grandi linee, anche i tempi sono indicativi. Si passa per diversi ambienti, con delle buone viste tra le Alpi, le altre cime appenniniche e il mare. Naturalmente effettueremo l'escursione solo se ci sarà bel tempo; la prima idea era quella di partire venerdì 10/11 presto (eventualmente dopo aver pernottato all'Ostello) per poi rientrare in serata dopo cena. Magari ci si ferma a mangiare un boccone da qualche parte prima di rientrare alla base, ci sono posti molto promettenti... poi si può pernottare in qualche rifugio o ancora all'Ostello, rientrando con calma sabato alle tentacolari metropoli da cui siete partiti.
Questa volta niente foto, ce ne sono di bellissime in Rete e io non trovo quelle che avevo fatto a suo tempo...
Fate sapere, se interessati.
La lunghezza dell'itinerario non è da sottovalutare, ma la direzione in cui andremo è furba, perché ci eviterà di fare la lunga salita per andare in quota.
Essenzialmente, per quanto mi ricordo (avendo fatto distinte escursioni in zona), le tappe potrebbero essere:
Partenza dal Passo del Chiodo 1452m (qui si lasciano le auto), salita verso il M. Penna (1736m, 1h30') tramite un sentierino (attrezzato nella parte finale). Eventuali cagnetti faranno un altro percorso, naturalmente accompagnati.
Dal Monte Penna discesa per sentiero nel bosco fino al passo dell'Incisa (1475m, 30' - 2h).
Si risale, sempre nel bosco, costeggiando il M. Cantomoro senza prendere troppo quota, per poi arrivare al passo della Spingarda(1549m, 30' - 2h30').
Da qui si sale alla vetta del Monte Aiona 1701m, 40' - 3h10').
La seconda parte dell'itinerario vede la discesa dall'Aiona al passo della Spingarda, (30' - 3h40'), da qui si prende verso l'altopiano torboso di Prato Mollo, e poi si scende per sentiero tra boschi e radure verso il passo del Bocco (956m, 1h40'-5h20').
Qui dovremo aver lasciato un'auto per il rientro al passo del Chiodo.
Questo a grandi linee, anche i tempi sono indicativi. Si passa per diversi ambienti, con delle buone viste tra le Alpi, le altre cime appenniniche e il mare. Naturalmente effettueremo l'escursione solo se ci sarà bel tempo; la prima idea era quella di partire venerdì 10/11 presto (eventualmente dopo aver pernottato all'Ostello) per poi rientrare in serata dopo cena. Magari ci si ferma a mangiare un boccone da qualche parte prima di rientrare alla base, ci sono posti molto promettenti... poi si può pernottare in qualche rifugio o ancora all'Ostello, rientrando con calma sabato alle tentacolari metropoli da cui siete partiti.
Questa volta niente foto, ce ne sono di bellissime in Rete e io non trovo quelle che avevo fatto a suo tempo...
Fate sapere, se interessati.
mercoledì 4 ottobre 2017
Il cane Angelo, il veterinario di Gastone, i diritti delle rocce
1 - Angelo, cane di strada
Qualcuno sicuramente conosce questa storia: Angelo è il nome che è stato dato a un cane "di nessuno", che viveva in un paesino del nostro profondo sud. Ci ha vissuto, come può vivere un cane randagio, in un modo che forse noi non riusciamo a immaginare.Angelo è stato assassinato da quattro ragazzi di quel paesino, forse annoiati, forse titolari di vite ancora più inutili di quella della loro vittima (che un po' d'amore l'ha sicuramente donato a qualcuno, in cambio di una carezza, di un pezzo di pane raffermo). E poi, sprovveduti e stupidi, hanno pubblicato il video in rete.
Naturalmente si è scatenato un putiferio su questa cosa, perché giornalisti alla ricerca dello scoop si sono avvoltoiati su questo fatto. Chi ha detto "era solo un animale", chi ha detto "sono bravi ragazzi", chi ha detto "dovremmo fare a loro quello che loro hanno fatto a quel povero cane"... una cosa del genere scatena grandi emozioni; e ci mancherebbe altro.
Se il metro di paragone sono i video delle violenze praticate su altri esseri umani, questo che mostra le sevizie a un cane potrebbe anche essere considerato spettacolo da educande (io non mi sono sentito di vederlo, forse perché lo sguardo di quel cane nelle immagini che hanno riempito il web è molto simile a quello della mia cucciola).
Possiamo sgravarci la coscienza sostenendo che quei quattro farabutti sono le mele marce, e che la società nel suo complesso è sana: in fondo ci sono state manifestazioni a cui hanno partecipato moltissime persone, e un giovane filmaker si è fatto promotore di una raccolta di fondi che gli ha consentito di girare un cortometraggio su Angelo, perché la memoria di quest'atrocità non vada persa, perché quelle immagini siano un punteruolo nella coscienza delle persone.
Come Associazione abbiamo partecipato versando un piccolo contributo per la realizzazione del cortometraggio.
Tutto a posto, allora?
No, per niente. Continuate a leggere.
2 - Il veterinario del cane Gastone
Qui
non è morto nessuno, ma credo che il giramento di palle provato da
quel veterinario di Viterbo che ha salvato dalla strada un bel
cagnone randagio (la storia la trovate qui),
e che invece di essere ringraziato dalla sua amministrazione comunale
per averla aiutata a contrastare il flagello del randagismo, è stato
considerato da quell'ottusissima burocrazia colpevole di un misfatto
che gli ha procurato una bella multarella, neanche fosse quel celebre
scroccone di Aieie Brazo.
Qualcuno
ha iniziato una raccolta
firme per chiedere la revoca della multa, ma mi sembra che da
troppo tempo il contatore sia fermo. Cosa vuol dire questo? Temo
significhi che la storia del buon veterinario non interessi a molti,
perché in fondo si trattava solo di firmare, roba da pochi minuti.
Certo che la multa non gliela toglieranno, ma sant'iddio, si trattava
solo di testimoniare solidarietà a uno che ci ha messo la faccia (e
il portafoglio). Dove stanno tutti?
*****
Aggiornamento del 10 ottobre 2017 *****
Il
nostro Gastone ha trovato una famiglia che lo ha preso con sé, e sta
bene.
Almeno
quello.
**************************************************************
Ma
non è finita qui. Continuate a leggere.
3
- I diritti delle Rocce
Questi sono "effetti speciali", guardate.
Una quarantina di anni fa, quando frequentavo un corso
di introduzione all'alpinismo, lessi su una rivista del CAI proprio
questo titolo: I diritti delle rocce. Incuriosito, me lo lessi; si
trattava della traduzione di un lavoro di Roderick Nash, che mi
impressionò veramente. Conservai abbastanza gelosamente quella
rivista, che finì smarrita in uno dei vari traslochi che dovetti
affrontare nel tempo.
Ma Internet è grande, e Google è il suo profeta!
Qualche mese fa mi venne in mente quell'articolo, feci la ricerca, et
voilà! Lo trovai sul
sito di Alessandro Gogna, attento alpinista e intelligente
commentatore delle cose di montagna e del mondo, che ci ha reso un
gran servizio rimettendolo a disposizione di tutti. Tranquilli, qui
non farò altri "pipponi", non parlerò di Nash, né degli
altri pionieri dell'ambientalismo americano, perché in realtà non
li conosco e ci sono già molti siti che ne parlano, come questo.
Voglio solo condividere una riflessione - non per vanità di
pubblicazione, ma perché penso che possa essere uno spunto per
quanti prestano attenzione alle sorti del nostro pianeta.
La lettura di quell'articolo ha plasmato i miei modi di
vedere il mondo e di comportarmi nei suoi confronti. Senza azioni
spettacolari, nella quotidianità: la raccolta differenziata il
compostaggio sul balcone, l'attenzione all'uso delle risorse, la
ricerca del non-spreco, nel rispetto verso animali, piante... e sì,
anche verso i sassi. Nella ricerca, e a volte anche nella percezione
della bellezza del Mondo.
Così ora vedo un unico filo rosso che parte da quel
dodicenne che ero, meravigliato dalle scoperte che faceva nella sua
vita da boy-scout, magari attonito sotto il nerissimo cielo di
montagna "come ormai non se ne vedono più" pieno di stelle
da far quasi paura, fino al sessantenne che sono ora, che prova a
testimoniare la sua "dedizione alla causa" anche mantenendo
una colonia felina e facendo la guardia ecologica volontaria (perché
purtroppo mi tocca dar piena ragione al Nash qui sotto).
"In realtà non è la natura che ha necessita di venire gestita (dopotutto lo ha fatto da sola e piuttosto bene per un paio di miliardi di anni), ma sono le persone" |
Senza false modestie direi che non mi sono comportato
poi così male in questi anni, anche se certamente questo non ha
cambiato molto. Però sono stupito (e si, anche un po' amareggiato)
nel vedere con quale disinvoltura la maggior parte delle persone non
sente intimamente avversione per il modo in cui viene continuamente
maltrattata la natura (cioè gli animali, le piante, le rocce, il
paesaggio... e anche gli altri uomini, ovvio). Magari se
lo fanno gli altri, si, arriva anche a indignarsi; ma poi nella vita
di ogni giorno le sue piccole cazzate le fa, eccome. Ed è proprio
questo che fa la differenza e la farà sempre più in futuro.
Cosa ne pensate? E soprattutto: cosa pensate di fare?
lunedì 24 luglio 2017
PICCOLI MAREMMANI ABRUZZESI CRESCONO...
Pare che la cucciola abbia molti estimatori, che chiedono di vedere come sta crescendo.
Eccoli accontentati.
11.03.2017 (9 settimane) prima conoscenza
19.03.2017 (10 settimane) come si fa a resistere?
14.04.2015 Finalmente insieme a noi
16.04.2017 (14 settimane) Prime passeggiate al guinzaglio in un mondo da esplorare
Finalmente in montagna
un'escursione nei monti sopra Bardi,
E a spasso tra i "balloni".
martedì 18 luglio 2017
A...CAVALLO!
Ricordo che il primo fine settimana di agosto, a Bardi, non lontano dal nostro Ostello, si terrà la Mostra Nazionale del Cavallo Bardigiano.
Nonostante
la grafica "stile ventennio", che potrebbe apparire un po' inquietante,
sarà l'occasione per poter vedere da vicino questi magnifici animali, e
per godere di un'atmosfera veramente popolare, al limite del
caciarone... ma ci stà, ogni tanto.
Da
noi all'Ostello c'è ancora possibilità di alloggio, la cucina è ora
praticabile (ma potremo anche andare a mangiar fuori da qualche parte).
Chi fosse interessato faccia sapere via mail o telefoni - 348-251-2017.
Naturalmente possiamo ospitare anche in altre date, ma questa è proprio adatta a cino-equinofili...
domenica 12 marzo 2017
Si chiama Anita
E' nata il 28 dicembre 2016. Si chiama Anita. Per noi e per gli amici...Liebe!
E' una delle ultime nate dell'allevamento di Dario Capogrosso che, da profondo conoscitore dei pastori maremmani abruzzesi, ci ha riservato un esemplare di grande dolcezza. La immaginiamo adattissima a stare in ostello a contatto con gli ospiti.
Però è pur sempre un cane da guardiania... noi non abbiamo un gregge da difendere, pensavamo pertanto di affidarle la tutela della dispensa dell'ostello. Ladri di cioccolatini, la vita si fa dura!
mercoledì 1 marzo 2017
PROGRAMMA per il 2017
Senza pretendere di fornire un calendario già bello completo, indichiamo alcune delle cose che ci piacerebbe organizzare quest'anno. E' un indicazione di massima, che vorremmo organizzare meglio con l'aiuto dei soci, invitati fin da ora a farsi parte attiva. Senza di loro non si farà quasi nulla..
Non vorremmo mai si trattasse di semplici gitarelle; la curiosità verso gli altri uomini, le loro storie, i loro mondi è troppo forte per fermarsi alla superficie: vogliamo scavare sotto di essa, nella speranza di capire e forse di incontrare.
Non vorremmo mai si trattasse di semplici gitarelle; la curiosità verso gli altri uomini, le loro storie, i loro mondi è troppo forte per fermarsi alla superficie: vogliamo scavare sotto di essa, nella speranza di capire e forse di incontrare.
Marzo
Pastori della Val
Taro
Dopo
decenni di abbandono della montagna ci sono segnali di ritorno:
qualcuno riscopre attività andate in disuso, pastorizia in testa.
Sono anche persone che vengono da fuori, con un sogno in testa.
Faremo visita a qualcuno di loro.
Escursione sui
sentieri partigiani
Ogni
anno l’ associazione Olinda (dell’ex ospedale psichiatrico Paolo
Pini di Milano) organizza, nelle tre domeniche precedenti in 25
aprile, tre escursioni lungo gli itinerari battuti dai partigiani
nella guerra di liberazione. Quest’anno ci affiancheremo a loro per una delle escursioni-
Genova per noi
Abbiamo
già visitato Genova (o almeno una sua parte) lo scorso autunno, e la
cosa ci è piaciuta non poco. Quindi, la ripetiamo in primavera.
Aprile
A latere della via
francigena
Da
un po’ di anni gli itinerari storici che venivano percorsi dei
secoli passati dai viandanti attirano appassionati camminatori e
cicloturisti (pellegrini un po’ meno). Probabilmente uno dei
tracciati più conosciuti è la via Francigena… conosciuti, e
abusati, anche, perché si assiste a un fiorire di strutture,
iniziative, che la celebrano, e rimane il sospetto che sia un po’
troppo business oriented. Il
tracciato “ufficiale” della francigena passa dalla val Taro: da
Fornovo sale a valicare lo spartiacque al Passo della Cisa, per poi
scendere giù in Lunigiana. Ma esiste un reticolo viario che affianca
e interseca questo percorso sponsorizzato, che consente di apprezzare
ancora di più l’ambiente e il territorio perché più desueto.
25 festa della
liberazione a Casa Cervi
Ogni
anno, a casa Cervi, si raduna una folla quasi oceanica di persone che
non vogliono dimenticare cosa accadde 70 anni fa nella provincia
reggiana. Torneremo anche noi, per prendere una boccata d’aria
pulita.
Maggio
Grigna + ferrata
Il
gruppo delle Grigne è sempre stata la palestra di roccia d’elezione
per lecchesi comaschi e milanesi. Forse snobbata a favore di altri
gruppi montuosi più di moda, conserva ancora un fascino non
indifferente, e la possibilità di percorrere itinerari
escursionistici tutt’altro che banali. Andremo anche a cercare
qualche percorso attrezzato per goderci un po’ di verticalità.
giro del postino
della val Boreca
Un
angolo della val Trebbia un po’ particolare, discosto e quasi
celato, abitato da una popolazione con una forte identità che
qualcuno fa ascrivere addirittura alle guerre puniche. La visiteremo
lungo un percorso che sta diventando un mito tra chi ama percorrere
sentieri: quello che, fino a non molti anni fa, veniva percorso
dall’atletico e resistente portalettere che si macinava kilometri
per compiere il suo dovere.
Giugno
Salecina e il Forno
Finalmente,
a Salecina. Andremo a visitare uno dei nostri mentori, quasi un
gemellaggio, un ritorno alle origini… Con immancabile camminata
lungo i sentieri dell’Engadina che portano fino al ghiacciaio del
Forno.
FESTA
DELL’ASSOCIAZIONE
Luglio
Codera, Bivacco
Valli
Partendo
da Novate Mezzola, su fino a Codera – villaggio alpino tra i più
ricchi di umanità – e poi ancora, oltre il campo scout, fino alla
fine della valle. E quindi su, nella terra della ganda e del granito,
pernottare in bivacco. Giusto per godere del tramonto, lassù.
Strada delle 51
gallerie sul Pasubio + ferrata
Le
51 gallerie le scavarono gli alpini che si dannarono l’anima
durante la grande guerra, decimati dal freddo, dalle valanghe, dalle
cannonate. Noi arriviamo 100 anni dopo: in calzoncini corti, con gli
occhiali da sole, in una giornata d’estate. Per fare un’escursione,
certo; ma anche per rendere omaggio alle vittime della guerra (di
qualsiasi parte)!, e per confermarci nella nostra opposizione ad
essa.
Viso + ferrata
Silvia
permettendo...
Agosto
Rraduno nazionale del cavallo bardigiano
ça Va sans dir...
ça Va sans dir...
giovedì 23 febbraio 2017
12-23 febbraio 2017 BAIO FESTA DI LIBERTA' (e un giro alla casa del re)
Questa volta siamo nel cuore delle Alpi Cozie, in fondo alla provincia di Cuneo, la Provincia Granda. Queste valli sono amministrativamente italiane ma appartengono in pieno a quella regione più vasta che va sotto il nome di Occitania; avrebbe potuto essere uno stato, ma è invece nazione negata. Terra diversa per cultura, perché ha ospitato eretici e accolto minoranze perseguitate; e per questo invisa al potere. Certo anche per questo alcune tradizioni sono particolarmente sentite.
Forse la più importante di esse, e di certo la più caratterizzante, è la Baìo: una rappresentazione il cui copione non viene mai tradito, che si ripete sempre uguale ogni cinque anni. Ricorda la cacciata dei Saraceni, avvenuta oltre dieci secoli fa. I diversi ruoli fissati dalla tradizione vengono interpretati tutti da uomini, con raffinati e complicati costumi... preparati, ovviamente, dalle donne della comunità. Anche se le giornate in cui si svolge la Baio ricalcano le tradizionali ricorrenze carnevalesche, non si deve confondere questo evento con i tanti festeggiamenti che nelle giornate di febbraio punteggiano il nostro paese di sfilate, giochi e coriandoli... no: la Baio è festa di popolo dove i "foresti" sono benvenuti, sempre che non interferiscano con la rappresentazione, e rispettino il loro ruolo di spettatori. Se siete curiosi qualche cenno sulla cultura occitana lo trovate su Wikipedia e su un sito "locale" .
Forse la più importante di esse, e di certo la più caratterizzante, è la Baìo: una rappresentazione il cui copione non viene mai tradito, che si ripete sempre uguale ogni cinque anni. Ricorda la cacciata dei Saraceni, avvenuta oltre dieci secoli fa. I diversi ruoli fissati dalla tradizione vengono interpretati tutti da uomini, con raffinati e complicati costumi... preparati, ovviamente, dalle donne della comunità. Anche se le giornate in cui si svolge la Baio ricalcano le tradizionali ricorrenze carnevalesche, non si deve confondere questo evento con i tanti festeggiamenti che nelle giornate di febbraio punteggiano il nostro paese di sfilate, giochi e coriandoli... no: la Baio è festa di popolo dove i "foresti" sono benvenuti, sempre che non interferiscano con la rappresentazione, e rispettino il loro ruolo di spettatori. Se siete curiosi qualche cenno sulla cultura occitana lo trovate su Wikipedia e su un sito "locale" .
Per questa ricorrenza molti nativi delle valli fanno ritorno ai paesi d'origine, e moltissimi sono i turisti che intervengono. Avremmo intenzione di scendere in settimana, il giovedì grasso, ultima giornata della Baìo (che ovviamente non è evento esclusivo dei fine settimana). Si pensava di andare in un alberghetto, a mezza pensione, così da avere un tetto sopra la testa, un piatto caldo e l'agio di muoversi liberamente durante la giornata.
Dovremmo prenotare entro metà di gennaio, chi è interessato si faccia quindi vivo al più presto.
UN AGGIORNAMENTO E UNA RIFLESSIONE - 17.01.2017
Dopo un po' di ricerche e una nutrita serie di contatti oggi abbiamo prenotato presso un alberghetto della frazione Rore di Sampeyre. E' stato necessario suddividerci in due gruppi, perché non tutti avremmo potuto partecipare il giorno di giovedì grasso, per sopraggiunti impegni lavorativi. Quindi qualcuno salirà per la prima giornata della Baio, il 12 febbraio, e qualcun altro per l'ultima, il 23 febbraio. Una buona occasione per poi scambiarsi le esperienze. Ma non finisce qui...
Nel mentre pensavamo a come fare per rendere il viaggio meno noioso - andare e tornare da Milano sono pur sempre quasi 600 km - ci è venuta un'idea: visitare la tenuta di Stupinigi, la palazzina di caccia dei Savoia. Si trova poco discosto da Torino, lungo la direttrice che univa la capitale del regno sabaudo con la sua lontana e un po' irrequieta provincia meridionale. Una deviazione di pochi km, che però consentirà di visitare questo magnifico complesso, frutto del genio di Filippo Juvarra.
Da un lato l'eleganza architettonica di una realizzazione voluta della casata che ha dominato (anche col sangue) la storia del Piemonte e dell'Italia; dall'altro la tradizione millenaria della cultura di un popolo che troppo spesso l'oppressione l'ha subita. Dei Saraceni, ma anche dei Savoia.
E ancora: da questa parte la rappresentazione di un'aristocrazia che esprimeva il proprio dominio sul resto della società ostentando il lusso e lo sfarzo (per carità: la Palazzina di Caccia è un complesso bellissimo, di un'eleganza armoniosa; quando lo ammiri, lo esplori, ti si allargano i polmoni. Ma esprime la celebrazione autoreferenziale e un po' sterile di una classe sociale parassitaria).
Dall'altro lato, quello dei montanari, il ricordo di un evento storico e la conseguente giusta celebrazione di quell'enorme potere che può nascere dal basso, e che nasce ogniqualvolta il popolo prende nelle sue mani il suo destino e si ribella. Risposta corale delle classi subalterne che ogni tanto reagiscono alle ingiustizie e scrivono la storia a modo loro... Iniziata un pezzo prima che in quelle terre arrivassero i Savoia, continua ancora, dopo che i Savoia se ne sono andati da un pezzo. Un bell'insegnamento per chi lo sa vedere; e contemporaneamente, una bella soddisfazione per noi che non aspiriamo a dominare nessuno. La Baìo è davvero una grande, grande festa di libertà!
Viva la Bahio!
ULTERIORE CONSIDERAZIONE... DI CARATTERE CASEARIO - 23.01.2017
AGGIORNAMENTO POST EVENTO
Alla fine qualcuno è andato il 12, e qualcun'altro il 24. E quindi:Le bufale
Belle bestie, ottimo formaggio. Peccato solo sia lontano da casa...
La Baìo
Una carrellata di immagini, misero assaggio della caleidoscopica festa di colori che abbiamo avuto il privilegio di vivere. Impossibile da raccontare, non ci sono parole in grado di riportare i colori. E poi mancherebbe ancora molto altro...
Una volta tornati a Rore si celebra il processo al tesoriere fedifrago, che tenta per tre volte di fuggire con la cassa. Di fronte a una bella folla che partecipa attivamente viene ripassata la storia, concludendo in bellezza questa edizione, e aprendo già i giochi per la prossima Baio.
Ma finita la Baìo, la festa continua: tutta la notte si danza, in tutte le frazioni. Nessuno di noi c'è andato, ma sappiamo "da fonte sicura" che la cosa è andata alla grande. Giusto per dire cos'è la festa per questa gente: il mattino dopo l'operatore ecologico chiamato a svuotare i cassonetti stracolmi dei residui della festa è felice, perché la gente si è divertita, e non importa anche se lascia in giro delle cose che poi toccherà a lui andare a ramazzare: "la festa è festa. la gente si deve divertire!"
E non dimentichiamo che è carnevale: la mattina di venerdì si forma il corteo dei magnin, che gira per la frazione sull'onda lunga della Baìo prendendola anche un po' in giro: ragazzini e ragazzine, uomini e donne, travestiti da Abà con cappelli di cartone, ussuart che hanno la canna da pesca al posto del fucile e altre mille variazioni sul tema. Un bel colpo di coda per la Baìo, che finirà in gloria, con distribuzione di polenta a tutti.
Ciao Baìo. Arrivederci a febbraio 2022.
Stupinigi
Bel complesso, conforme a quanto ci aspettavamo. Tutto un'altro mondo, e senza volere ci viene da canticchiare i versi di Guccini:
"....vedeva gente riverita, pensava a quei velluti, agli ori,
pensava al magro giorno della sua gente attorno,
pensava a un treno pieno di signori...."
Fine della gita. Belle cose, belle esperienze, emozioni e sensazioni, che conserveremo nel cuore.
Ma...c'è rimasto ancora un piccolo ricordo, in grado di prolungare ancora un poco il piacere di esserci stati: ricordate il piccolo caseificio all'inizio della val Varaita, di cui si favoleggiava tanto? Ebbene: esiste. E produce un Toumin dal Mel strepitoso!
Eccolo!
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